FAO: l’86% degli alimenti per gli animali da allevamento non è commestibile per l’uomo

Secondo un nuovo studio della FAO gli animali da allevamento consumano principalmente alimenti non idonei al consumo umano e la produzione di carne richiede meno cereali di quanto generalmente riportato.

Nel 2050, il mondo conterà 9,6 miliardi di abitanti di cui il 70% vivrà in città con un reddito medio che sarà quasi il doppio rispetto a quello attuale. Di conseguenza, la domanda globale di prodotti di origine animale continuerà a crescere e avrà un ruolo fondamentale nella sicurezza alimentare e nella nutrizionale globale. Gli animali da allevamento utilizzano una grande quota dei terreni agricoli e sono spesso ritenuti colpevoli di prosciugare le risorse. Particolarmente criticata è la loro scarsa efficienza di conversione dei mangimi in proteine commestibili per gli esseri umani e la competizione per l’uso dei cereali come alimenti tra gli animali da allevamento e l’uomo.

Un nuovo studio della FAO, pubblicato su Global Food Security, ha evidenziato come l’alimentazione degli animali da allevamento sia basata principalmente su foraggi, residui colturali e sottoprodotti non commestibili per l’uomo e che determinati sistemi di produzione contribuiscono direttamente alla sicurezza alimentare globale, poiché producono sostanze nutritive più preziose per gli umani, come le proteine, rispetto a quello che consumano.

Mi sono reso conto che le persone sono continuamente esposte a informazioni errate sugli animali da allevamento e l’ambiente che sono ripetute senza essere messe in discussione, in particolare per quanto riguarda gli alimenti destinati al bestiame”, afferma Anne Mottet, Livestock Development Officer presso la FAOAl momento non esiste un database internazionale ufficiale e completo su ciò che gli animali da allevamento mangiano. Questo studio contribuisce a colmare questa lacuna e a fornire prove di revisione  della letteratura tra pari per informare meglio i responsabili politici e il pubblico.

Gli alimenti di origine animale contribuiscono in modo determinante alla nutrizione globale e rappresentano un’ottima fonte di macro e micronutrienti. I prodotti di origine animale costituiscono il 18% delle calorie globali, il 34% del consumo globale di proteine e forniscono micronutrienti essenziali, come la vitamina B12, il ferro e il calcio. Gli animali da allevamento utilizzano vaste aree di pascoli dove non si può produrre nient’altro. Gli animali contribuiscono anche alla produzione agricola, per esempio attraverso la produzione di letame. Inoltre, l’allevamento fornisce una fonte sicura di redditoper oltre 500 milioni di persone in povertà in molte zone rurali.

Questo studio determina che l’86% degli alimenti per gli animali da allevamento non è adatto al consumo umano. Se non venissero consumati dal bestiame, i residui colturali e i sottoprodotti potrebbero rapidamente diventare un onere ambientale in quanto la popolazione umana cresce e consuma sempre più alimenti trasformati. Questi animali consumano anche alimenti che potrebbero potenzialmente essere utilizzati dall’uomo. I cereali rappresentano il 13% del consumo globale di sostanza secca da parte degli animali da allevamento. Alcuni studi precedenti, spesso citati, indicano che la quantità di grano consumata per produrre 1 kg di carne di manzo è compresa tra 6 e 20 kg. Contrariamente a queste stime elevate, questo studio ha rilevato che sono necessari in media solo 3 kg di cereali per produrre 1 kg di carne a livello mondiale, mostrando anche importanti differenze tra i sistemi di produzione e le specie. Ad esempio, poiché si affidano al pascolo e ai foraggi, i bovini hanno bisogno solo di 0,6 kg di proteine provenienti da mangimi commestibili per produrre 1 kg di proteine nel latte e nella carne, che è di qualità nutrizionale superiore. I bovini contribuiscono così direttamente alla sicurezza alimentare globale.

Lo studio indaga anche sul tipo di terreno utilizzato per la produzione di alimenti destinati agli animali da allevamento. I risultati mostrano che dei 2,5 miliardi di ettari necessari, il 77% sono prati, con una grande quantità di pascoli che non possono essere convertiti in terreni coltivati e che potrebbero quindi essere utilizzati solo per il pascolo degli animali. La produzione zootecnica sta crescendo rapidamente perché la domanda di prodotti animali è in aumento, in particolare nei paesi in via di sviluppo. La FAO stima che occorrerà il 70% in più di prodotti di origine animale entro il 2050 per nutrire il mondo. Pertanto, anche l’area di terreno necessaria per allevare animali aumenterà se il tasso di conversione alimentare (FCR) non verrà ulteriormente migliorato.

Sono già stati fatti passi in avanti attraverso la formulazione dei mangimi, la selezione genetica e migliori servizi veterinari per migliorare i FCR negli ultimi 30 anni. Una migliore e più efficiente conversione degli alimenti porterà inoltre ad una riduzione dell’impronta ambientale degli animali da allevamento, ma sono necessari ulteriori progressi per rendere il sistema più sostenibile. Inoltre, è essenziale migliorare il riciclaggio dei rifiuti e dei sottoprodotti alimentari nei mangimi per il bestiame e aumentare le rese delle colture da foraggio.

La produzione animale, nelle sue molteplici forme, gioca un ruolo fondamentale nel sistema alimentare, facendo uso di terre marginali, trasformando i prodotti secondari in prodotti alimentari, contribuendo alla produttività delle colture e trasformando le colture commestibili in alimenti altamente nutrienti e ricchi di proteine. Quantificare la terra e le risorse di biomassa impegnate nell’allevamento e la produzione alimentare che ne deriva, ma anche migliorare la nostra capacità di modellizzazione includendo le tendenze nelle preferenze dei consumatori, cambiamenti nelle specie animali, impatti dei cambiamenti climatici e processi industriali per migliorare l’edibilità umana di alcuni alimenti sono probabilmente le informazioni di base necessarie come parte di ulteriori ricerche sulla sfida di nutrire in modo sostenibile 9,6 miliardi di persone entro il 2050 “, hanno concluso gli autori.

Fonte: FAO’s Animal Production and Health Division (AGA)

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